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Aura Badanti Bologna: Ictus Cerebrale

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view post Posted on 9/6/2016, 08:14




L’ictus cerebrale si ha quando il flusso di sangue non arriva in modo corretto al cervello (ciò è dovuto al restringimento, chiusura o rottura di una delle arterie che irrorano le cellule cerebrali) e le cellule di quest’ultimo subiscono un danno dovuto alla mancanza di ossigeno.
Quando il flusso si riduce o s’interrompe le cellule nervose perdono in parte o completamente le loro funzioni con conseguenze importanti come infermità che richiedono assistenza sia da parte della famiglia che di strutture specializzate.

L’ictus può essere di due tipi:

1. ischemico, quando si restringe o si chiude improvvisamente un’arteria che porta il sangue al cervello con conseguente sofferenza o morte di cellule cerebrali;

2. emorragico, quando si rompe un’arteria cerebrale a causa dell’aumento della pressione sanguigna arteriosa o per una malformazione di una parete dell’arteria stessa.

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view post Posted on 15/6/2016, 08:03




Ictus Cerebrale: i sintomi

Quando si è colpiti da un ictus improvvisamente compaiono varie combinazioni di questi disturbi:

1. non riuscire a parlare nel modo corretto (non trovare le parole o non comprendere bene quanto ci viene detto: afasia; pronunciarle in modo sbagliato: disartria),
2. perdere la forza in metà corpo (metà faccia, braccio e gamba, dal lato destro o da quello sinistro: emiplegia o emiparesi),
3. sentire dei formicolii o perdere la sensibilità in metà corpo (in modo analogo alla forza: emiipoestesia e parestesia),
4. non vedere bene in una metà del campo visivo, ossia in quella parte di spazio che si abbraccia con uno sguardo (emianopsia),

Vi possono essere altri sintomi ancora come la maldestrezza, l’assenza di equilibrio e le vertigini (sempre associate ad altri disturbi: una crisi vertiginosa isolata difficilmente è causata da un ictus).
Le emorragie più gravi, soprattutto l’emorragia subaracnoidea, si annunciano con un improvviso mal di testa (cefalea), molto più forte di quello sperimentato in passato, che viene assimilato a un colpo di pugnale inferto alla nuca.

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view post Posted on 10/11/2016, 10:06




Ictus: approfondimenti sui sintomi

L'insorgenza è improvvisa. Nell'ictus in evoluzione l'alterazione neurologica unilaterale (che spesso inizia in un braccio e quindi si estende in modo progressivo ipsilateralmente) peggiora senza sintomatologia dolorosa, cefalea o febbre, nell'arco di diverse ore e nei primi uno o due giorni successivi. La progressione di solito è a scalini, interrotta da periodi di stabilità, ma può anche essere continua.

L'ictus acuto completo è il più frequente. I sintomi si sviluppano rapidamente e raggiungono il massimo entro alcuni minuti. Un ictus in evoluzione può diventare un ictus completo.

Durante le prime 48-72 h di un ictus in evoluzione o di un esteso ictus completo, i deficit possono aggravarsi e la coscienza può obnubilarsi per l'edema cerebrale o, meno frequentemente, per l'estendersi dell'infarto. Un edema cerebrale grave può causare uno spostamento fatale delle strutture intracraniche (ernia transtentoriale; v. Neoplasie Intracraniche nel Cap. 177). Tuttavia, a meno che l'infarto non sia esteso, le funzioni colpite di solito migliorano precocemente, con ulteriori miglioramenti graduali durante i giorni e i mesi successivi.

L'arteria cerebrale media o uno dei suoi rami profondi penetranti rappresentano i vasi più frequentemente soggetti a occlusione. L'occlusione della parte prossimale dell'arteria, che vascolarizza grandi regioni dei lobi frontale, temporale e parietale comporta emiplegia controlaterale (di solito grave), emianestesia ed emianopsia omonima. In seguito al coinvolgimento dell'emisfero dominante si avrà afasia; quando l'alterazione interessa l'emisfero non dominante, insorgono aprassia e/o agnosia spaziale unilaterale. L'occlusione di uno dei rami profondi che riforniscono di sangue i gangli della base, la capsula interna ed esterna e il talamo può causare anch'essa un'emiplegia controlaterale del volto, del braccio e della gamba, talvolta con emianestesia. Se sono occlusi i rami terminali il danno motorio e sensitivo è di solito meno grave.

L'occlusione dell'arteria carotide interna comporta l'infarto della porzione centro-laterale dell'emisfero cerebrale, con sintomi identici a quelli dell'occlusione dell'arteria cerebrale media, eccetto per occasionali sintomi oculari ipsilaterali alla carotide interna colpita.

L'occlusione dell'arteria cerebrale anteriore è infrequente. Essa interessa i lobi frontale e parietale, il corpo calloso e talvolta il nucleo caudato e la capsula interna. Si può avere emiplegia controlaterale (particolarmente dell'arto inferiore), presenza del riflesso di prensione e talvolta incontinenza urinaria. Un'occlusione bilaterale può causare paraparesi spastica e disturbi psichici come apatia, confusione e talora mutismo.

L'occlusione dell'arteria cerebrale posteriore può coinvolgere regioni dei lobi temporale e occipitale, la capsula interna, l'ippocampo, il talamo, i corpi mammillare e genicolato, il plesso coroideo e le porzioni superiori del tronco. Potranno insorgere emianestesia, emianopsia omonima controlaterale, dolore talamico spontaneo e improvviso emiballismo; un infarto nell'emisfero dominante può causare alessia.

Per occlusioni del sistema vertebrobasilare si avrà quindi una combinazione di segni cerebellari, corticospinali, sensitivi e di danno dei nervi cranici. In caso di affezione unilaterale, le anomalie del nervo cranico sono spesso controlaterali al lato del corpo in cui si realizzano debolezza o alterazioni sensitive. L'occlusione completa dell'arteria basilare causa di solito oftalmoplegia, anomalie pupillari, segni corticospinali bilaterali (tetraparesi o tetraplegia) e modificazioni dello stato di coscienza; spesso si hanno segni pseudobulbari (disartria, disfagia e instabilità emozionale). Spesso ne consegue la morte.

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view post Posted on 17/11/2016, 09:20




Ischemia cerebrale: approfondimenti, cure e prevenzione

Come anticipato, l’ischemia cerebrale è causata da un ridotto apporto di sangue a un'area più o meno estesa del cervello. L’evento cruciale è l’ostruzione di un vaso sanguigno che può essere di tipo embolico o trombotico. Nel primo caso, l’ischemia è dovuta ad un embolo, solitamente un grumo di sangue che proviene da altre parti del corpo, trasportato attraverso il flusso sanguigno. Di solito, gli emboli partono dal cuore o da placche aterosclerotiche presenti nelle arterie che portano il sangue al cervello, come le carotidi del collo. Parti delle placche possono, infatti, staccarsi e andare ad ostruire un’arteria cerebrale di dimensioni inferiori all'embolo stesso. Nel caso dell'ischemia trombotica, invece, l’ostacolo è costituito da un coagulo di sangue, detto appunto trombo, che si forma direttamente nel vaso interessato. Il trombo, quindi, restringe progressivamente il lume del vaso sanguigno cerebrale, riducendo il flusso ematico a valle dell'ostruzione.

Sono soprattutto le patologie cardiovascolari, l’età avanzata e uno stile di vita non proprio corretto a predisporre verso problemi di ischemia cerebrale. Ad aumentare il rischio di trombosi e di aterosclerosi concorrono in particolare il fumo, l'alimentazione scorretta, l’obesità e la scarsa attività fisica. Per quanto riguarda la familiarità, bisogna considerare che generalmente non si eredita tanto il rischio di subire un attacco ischemico, quanto piuttosto quello di sviluppare malattie che ne favoriscono la comparsa, prime fra tutte l’ipertensione arteriosa e il diabete.

I sintomi dell’ischemia cerebrale dipendono dall’area danneggiata, dell’estensione della zona colpita e dal grado di riduzione del flusso di sangue. Nonostante ciò, è possibile individuare alcuni tratti comuni ai vari tipi di attacco ischemico. Innanzitutto, i sintomi hanno sempre la caratteristica di insorgere all’improvviso o, comunque, nel giro di alcuni minuti. I pazienti colpiti da ischemia cerebrale possono accusare debolezza muscolare in una metà del corpo, perdita della sensibilità o intorpidimento delle braccia o del viso, problemi alla vista in un occhio o visione doppia. Altre manifestazioni tipiche sono la comparsa di mal di testa, vertigini, problemi a camminare e a mantenere l’equilibrio, mancanza di coordinazione, difficoltà nel parlare e nel comprendere i discorsi altrui. A volte, possono essere presenti anche disturbi della coscienza, dalla sonnolenza al coma. Talvolta, questi sintomi scompaiono da soli entro breve tempo e comunque entro le 24 ore. Si parla allora di attacco ischemico transitorio o TIA. Se l’ischemia persiste per più tempo, invece, può essere causa di ictus, un evento che provoca problemi maggiori a livello fisico o intellettivo, talvolta irreversibili.

Esiste una cura specifica che, se somministrata entro le prime ore dall’attacco, permette di limitare moltissimo i danni dell’ischemia cerebrale. Si tratta della cosiddetta trombolisi: in pratica, si somministrano per via endovenosa sostanze trombolitiche, capaci di sciogliere uno dei principali componenti dei trombi. In questo modo, il vaso sanguigno occluso viene liberato e la circolazione può riprendere normalmente. Tra i farmaci più comunemente impiegati ricordiamo l’attivatore tissutale del plasminogeno di origine ricombinante. La terapia trombolitica va effettuata il prima possibile, perché più passano le ore più aumenta il rischio di complicanze, in particolare di emorragie secondarie. Non solo: dopo 6 ore il farmaco è del tutto inefficace, per cui è indispensabile intervenire quando l’attacco ischemico è ancora in fase acuta. Fino a poco tempo fa si riteneva che il limite massimo per procedere con la trombolisi fosse addirittura di sole 3 ore. È quindi fondamentale, agire il prima possibile, anche per valutare la necessità di ricorrere ad un intervento chirurgico.

La prevenzione delle ischemie cerebrali è possibile ponendo attenzione ai fattori predisponenti. Se si è soggetti a rischio, a causa dell’età o per la presenza di altre condizioni patologiche, è bene sottoporsi ad accertamenti periodici, come un controllo regolare della pressione arteriosa, un esame completo del sangue, un elettrocardiogramma e un ecodoppler dei vasi del collo. In presenza di malattie specifiche, poi, è essenziale attenersi alle indicazioni del medico. Molto importante, quando si parla di ischemia cerebrale, è promuovere uno stile di vita sano, basato su una corretta alimentazione e regolare attività fisica. Bastano, infatti, solo 30 minuti di movimento al giorno per prevenire gran parte delle malattie cardiovascolari. Smettere di fumare è fondamentale, così come rinunciare agli alcolici. Il consumo di grassi saturi andrebbe ridotto drasticamente perché favoriscono l'aumento dei livelli di colesterolo nel sangue, mentre il sale in eccesso, com'è noto, contribuisce ad aumentare la pressione del sangue. Nel complesso, questi accorgimenti possono ridurre notevolmente il rischio di ischemia cerebrale. Attenzione anche a tenere sotto controllo le problematiche che possono aumentare il rischio di ischemia cerebrale, come l’ipertensione arteriosa e il diabete. Chi ha già subìto un attacco ischemico, oltre alle indicazioni appena elencate, dovrebbe sottoporsi a controlli periodici e seguire scrupolosamente le eventuali prescrizioni farmacologiche, utili per la riduzione del rischio ischemico.

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view post Posted on 21/11/2016, 10:02




Ictus Emorragico

A differenza dell’ictus ischemico, esso dipende da un fatto emorragico, cioè dallo spandimento di sangue dentro il parenchima cerebrale per emorragia. Generalmente i sintomi che insorgono dopo un ictus emorragico sono più eclatanti rispetto a quelli di un paziente con ictus ischemico. Il paziente con ictus emorragico può presentare da subito uno stato di grave obnubilamento del sensorio, con agitazione psicomotoria o, nei casi più severi, anche convulsioni. Può essere presente rigidità nucale ed ipertono agli arti.

L’emorragia può essere:
1) un’emorragia cerebrale a sede tipica (capsulare)
2) un’emorragia massiva.

Malformazione vascolare cerebrale, artero-venosa o MAVL’ictus emorragico si caratterizza per un quadro di grave ictus apoplettico ad esordio brusco o rapidamente ingravescente (per lo più in soggetti di 50 e più anni), preceduto o meno da prodromi di assai breve durata (cefalea, vomito). Le malformazioni artero-venose (MAV) sono delle anomalie vascolari caratterizzate da una comunicazione diretta, patologica, tra arterie e vene che possono essere responsabili di emorragia cerebrale. Normalmente il sangue passa dalle arterie alle vene attraverso i capillari, vasi microscopici a parete molto sottile, a livello dei quali si realizzano gli scambi di sostanze nutritive tra sangue e tessuti. Nel caso di MAV, non esistono i capillari ed i vasi situati tra il circolo arterioso e le vene vanno incontro a rottura ed emorragia. Una MAV è quindi costituita da una o più arterie afferenti (feeders), da un nidus e da vene di drenaggio.
Emiplegia, emianestesia, afasia, spesso con ipertonia precoce, fenomeni motori controlaterali, intensi disturbi vegetativi: cianosi del viso, disturbi della respirazione (polipnea, bradipnea, respiro di Cheyne-Stokes) ipertermia ecc. Spesso è presente deviazione coniugata del capo e degli occhi verso il lato della lesione o il lato opposto. L'ipertonia agli arti plegici è precoce, con caratteri misti, piramidali ed extrapiramidali (dovuta a lesione diretta od indiretta dei nuclei della base e della capsula interna).

Si può avere negativismo motorio o irrequietudine motoria degli arti controlaterali all'emiplegia (da compromissione indiretta delle strutture profonde della base dell'emisfero, per fenomeni di dislocamento dovuti al focolaio emorragico e di edema dell'emisfero leso). Una flaccidità totale con Babinski bilaterale ha significato infausto. I disturbi neurologici non sono facili da evidenziare allorché il paziente è in coma. Può essere presente all'esame del fondo oculare edema papillare dal lato della lesione. Nei 2/3 dei casi l'evoluzione è sfavorevole. In 1/3 dei casi dopo la fase iniziale si può verificare una stabilizzazione ed anche il miglioramento dei disturbi della coscienza e della sfera neuro-vegetativa; ricompaiono i riflessi pupillari e corneali:
— emorragia talamica: è più localizata, estendendosi al braccio posteriore della capsula interna;
— emorragia del nucleo lenticolare (assai rara).
TAC encefalo: emorragia cerebrale da MAV intraparenchimale, che alla tac si evidenzia come area bianca2) ematoma intracerebrale o emorragia a sede atipica.
È una raccolta ematica, anche di notevoli dimensioni, a livello della sostanza bianca cerebrale.

La sintomatologia può esordire bruscamente o proceduta da cefalea e crisi epilettiche.
Ai sintomi di una lesione cerebrale a focolaio, che possono a volte indirizzare verso una diagnosi di sede (lobo frontale, parietale, temporale od occipitale), si associano quelli dell'ipertensione endocranica (vomito, cefalea, obnubilamento progressivo della coscienza); è caratteristica la sproporzione tra i segni modesti di focolaio e l'intensità dei segni di ipertensione endocranica. È importante pervenire ad una diagnosi precoce, in quanto spesso è indicato l'intervento chirurgico: determinante è l'arteriografia cerebrale e soprattutto la TAC; 3) emorragia cerebro-meningea per rottura di un angioma o di un aneurisma con diffusione ematica. Si può verificare una emorragia cerebrale profonda che si fa strada in una cavità ventricolare o una emorragia cerebrale superficiale che invade lo spazio subaracnoideo. Nelle emorragie cerebrali superficiali spesso l'esordio è caratterizzato da crisi convulsive parziali e/o generalizzate, con deficit neurologici focali e segni di irritazione meningea. Nell'emorragia subaracnoidea (angiomi, aneurismi, da ipertensione, malattie emorragiche, traumi cranici) il versamento emorragico si raccoglie tra i due foglietti (pia e aracnoide) delle leptomeningi; i sintomi sono quelli di una sindrome meningea ad insorgenza di solito improvvisa.



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view post Posted on 24/11/2016, 10:38




Ictus silenziosi

Alcuni episodi di vuoto di memoria negli anziani possono essere dovuti a ictus silenziosi, piccole macchie di cellule morte all'interno del cervello causate da sintomi di ictus non rilevabili, secondo uno studio pubblicato Mercoledì sulla rivista Neurology.

Quasi un quarto degli anziani hanno sperimentato un ictus silenzioso, secondo lo studio, un tipo di ictus ischemico, caratterizzato da un coagulo di sangue in un vaso sanguigno che eroga sangue al cervello. L'ictus ischemico corrisponde all'87% di tutti i casi di ictus, secondo l'American Stroke Association.

La ricerca suggerisce che, non avendo sintomi rilevabili esteriormente, la condizione potrebbe causare danni alle parti del cervello e perdita di memoria a lungo termine. "In genere la gente pensa che un grande declino della memoria sia indicatore precoce dei cambiamenti dell'Alzheimer", ha detto Adam Brickman, assistente professore di neuropsicologia all'Istituto Taub di Ricerche sull'Alzheimer e sull'invecchiamento della Columbia University, e co-autore dello studio.
Brickman e i suoi colleghi hanno esaminato 658 partecipanti con un'età media di 79 anni che non avevano storia di demenza. Sono stati sottoposti a un test per misurare la memoria, le competenze linguistiche e l'abilità di pensiero. I ricercatori hanno misurato anche le dimensioni dell'ippocampo dei partecipanti, che è cruciale per la regolazione della memoria e delle emozioni, e hanno anche eseguito una risonanza magnetica cerebrale. Un ippocampo più piccolo è stato associato da precedenti studi al declino cognitivo.
Le scansioni cerebrali hanno mostrato che 174 dei partecipanti avevano avuto un ictus silenzioso, e questi soggetti non hanno avuto buoni risultati nel test di memoria, indipendentemente dalle dimensioni dell'ippocampo. "Abbiamo dimostrato che, al di là delle dimensioni, l'ictus ha contribuito anche alla perdita di memoria e potrebbe essere un indicatore potenziale di sviluppo dell'Alzheimer", ha detto Brickman. "I risultati dello studio suggeriscono che i sintomi dell'Alzheimer possono essere dovuti sia ai cambiamenti nella dimensione dell'ippocampo che alle alterazioni vascolari del cervello".

I fattori di rischio per l'ictus silenzioso comprendono l'ipertensione, l'obesità e il colesterolo alto. Secondo il Dott. Shazam Hussain, direttore del programma per l'ictus alla Cleveland Clinic, molte persone stanno soffrendo di questo problema precocemente nell'età adulta.
"Nel corso del tempo queste ferite accumulano i danni", ha detto Hussain. "Purtroppo, l'ictus è un problema non reversibile".
Brickman ha detto che non è realistico utilizzare la risonanza magnetica come metodo per rilevare la presenza di ictus silenziosi negli anziani, ma sarebbe utile per monitorare coloro che sono ad alto rischio per la condizione. "Controllando i sintomi vascolari, possiamo prevenire gli ictus, un modo valido per prevenire i cambiamenti cognitivi dell'invecchiamento", ha detto.
Anche se lo studio suggerisce una qualche connessione tra ictus silenziosi e declino della memoria, non è chiaro se gli ictus silenziosi sono un marcatore potenziale per il successivo sviluppo dell'Alzheimer. I ricercatori stanno ora seguendo i partecipanti per un periodo di tempo più lungo per vedere se alcuni svilupperanno l'Alzheimer. "Penso che quello che sta emergendo è una storia in cui la malattia vascolare contribuisce ai sintomi dell'Alzheimer", ha detto Brickman.

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view post Posted on 5/12/2016, 14:59




Uno studio dell'EpidStat Institute di Ann Arbor (Michigan), pubblicato sulla rivista Journal of the American college of nutrition, sostiene che il consumo di uova, fino ad una al giorno, riduce il rischio di ictus del 12%. E sempre secondo questo studio non vi sarebbero rischi coronaici. L'analisi trae origine da studi avvenuti tra il 1982 e il 2015, in cui sono state valutate le relazioni tra l'assunzione di uova e le malattie delle coronarie.

Alexander Dominik, autore principale dello studio, sostiene che è necessario approfondire gli aspetti che portano a comprendere meglio la connessione tra il consumo di uova e l'insorgenza dell'ictus. Ma evidenzia altresì che le uova abbiano molti poteri nutrizionali positivi, tra cui gli antiossidanti, in grado di ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione. E sono anche "un'ottima fonte di proteine, che è stata correlata con un abbassamento della pressione sanguigna".

Un uovo grande - evidenziano ad esempio gli studiosi - ha 6 grammi di proteine di alta qualità e antiossidanti come la luteina e la zeaxantina, presenti all'interno del tuorlo. Insomma, vi sono aspetti positivi ed altri negativi. Bisogna tenere conto di entrambi. Senza dubbio le uova sono molto nutrienti: forniscono proteine complete in grande quantità e di alta qualità, compresi gli amminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre naturalmente. Inoltre apportano all'organismo quantità significative di vitamine e minerali, compresa la vitamina A, la riboflavina, l’acido folico, la vitamina B6 e B12, la colina, il ferro, il calcio, il fosforo e il potassio. Veniamo ora alla componente lipidica: nelle uova è rappresentata solo per il 65% dai trigliceridi (contro il 98% circa degli altri cibi), e l’abbondante presenza di lecitine (contenute nel tuorlo) ed in generale di fosfolipidi (30%).

Il problema principale è l’elevata quantità di colesterolo, pari al 5%, circa 200 mg per uovo. Il fabbisogno quotidiano è stimato in 300 mg circa. Va detto però che la presenza delle lecitine favorisce da un lato il trasporto inverso del colesterolo dalle arterie al fegato, potenziando l'attività delle Hdl (il colesterolo buono) e dall’altro potenzia le attività cerebrali ed i processi digestivi dell'alimento.

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view post Posted on 30/1/2017, 17:40




Che rischio ho di avere un ictus cerebrale o a un infarto?

Un’indicazione può darla la app Riskometer, patrocinata dalla World Stroke Organization e tradotta in diverse lingue, tra cui l’italiano. Uno strumento che misura le probabilità di andare incontro alle due malattie vascolari più probabili, più gravi ma anche più evitabili.

L’ictus è un killer silenzioso - spiegano gli autori dell’app -, che colpisce 16 milioni di persone ogni anno nel mondo. Una persona su sei, in media, è destinata ad avere un ictus nel corso della vita e ogni 6 secondi qualcuno muore a causa dell’interrompersi del flusso di sangue al cervello. L’80% dei casi è prevenibile, intervenendo su alcuni fattori di rischio: fumo, alimentazione sbilanciata per quantità o qualità, sedentarietà, stress, diabete, pressione alta, livelli di colesterolo elevati per lungo tempo nel sangue, abuso di droghe. L’app registra le attività della persona ed eventuali cambiamenti nelle abitudini e nello stato di salute nell’arco di 12 mesi; fornisce quindi informazioni sul livello di rischio individuale e sui fattori che possono incidere (modificabili e non), potenziandosi a vicenda e aumentando così le probabilità di un evento cardio o cerebrovascolare.

Una volta inseriti i propri dati, Riskometer emette la “sentenza”: due valori numerici percentuali (da 0 a 100) che rappresentano il rischio assoluto di un individuo di avere un infarto o in ictus nell’arco di 5 e 10 anni e un’altra percentuale che indica il rischio relativo rispetto a un individuo della stessa età e sesso che non presenta gli stessi fattori di rischio.

Inoltre Riskometer (per Apple e Android) insegna a riconoscere i sintomi dell’ictus per chiamare subito i soccorsi: anche pochi minuti possono essere decisivi per salvare la vita di una persona o per scongiurare grave invalidità. «Siamo orgogliosi di aver contribuito alla diffusione del Riskometer

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view post Posted on 27/2/2017, 11:48




Se le gengive non stanno bene o si soffre di parodontite si rischia di avere un ictus. Le due cose potrebbero non sembrare collegate, eppure è così. Questo, infatti, quanto emerso da un nuovo studio della University of South Carolina School of Medicine, in Colombia, che aggiunge nuove prove (o evidenze) che malattie gengivali e ictus sono collegati. E, «più alto è il livello di malattia gengivale, peggiore è il rischio», sottolinea Souvik Sen, principale autore dello studio.

Secondo quanto osservato dai ricercatori, chi soffre di malattie gengivali come per esempio la parodontite o la piorrea ha in media due volte maggiore rischio di subire un ictus rispetto a che non ha questi problemi orali. In particolare il rischio aumenta con la gravità della malattia gengivale e si va da un 1,9 volte fino a 2,2 volte.

Lo studio ha evidenziato il collegamento tra la malattia gengivale e l’ictus. Tuttavia, essendo osservazionale, non ha provato una relazione di causa/effetto. Per cui non è ancora chiaro il perché le persone che soffrono di malattie alle gengive sono più spesso vittime di ictus. In questo pare giochi anche un ruolo l’indurimento delle arterie e l’infiammazione. Per questo studio sono stati coinvolti oltre 6.700 adulti che non avevano mai avuto un ictus. L’età media era 62 anni e il 55% di sesso femminile. I partecipanti sono poi stati classificati in base al loro livello di malattie gengivali. Infine sono stati seguiti per 15 anni. Durante il periodo di osservazione si sono verificati circa 300 ictus. E l’analisi dei dati ha rivelato che erano proprio le persone con una più accentuata malattia delle gengive a essere vittima di un ictus.

I ricercatori hanno scoperto che il legame tra livelli crescenti di malattie gengivali e ictus era più forte per due tipi di coagulazione, o ictus ischemico. Circa la metà (47%) dei partecipanti sono hanno avuto degli ictus trombotici – caratterizzati dalla formazione di coagulo in un’arteria del cervello. Mentre circa un quarto dei partecipanti (il 26%) sono stati vittime di eventi cardioembolici – che invece si verificano quando un coagulo di sangue si muove dal cuore al cervello.

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view post Posted on 31/3/2017, 08:04




Aprile è il mese dedicato alla Prevenzione dell’Ictus Cerebrale, patologia grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie.
L’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale - A.L.I.Ce. Italia Onlus, che quest’anno celebra i suoi primi 20 anni e nel corso di questo mese organizza nelle diverse città iniziative di prevenzione, di sensibilizzazione e di informazione su quelli che sono i principali fattori di rischio e sull’importanza del riconoscimento dei sintomi, vuole evidenziare come l’ictus non solo si possa curare ma anche prevenire nell’80% dei casi. E’ però fondamentale seguire stili di vita adeguati, attraverso un’attività fisica moderata e costante e un’alimentazione sana come quella prevista dalla dieta mediterranea.

A.L.I.Ce. Italia Onlus propone una App, prodotta nel nostro Paese, Ictus 3R - che si può scaricare gratuitamente e che consente di misurare direttamente il proprio rischio di ictus. L’attenzione al peso corporeo, un’attività fisica moderata e costante, seguire un modello alimentare ispirato alla dieta mediterranea e a basso contenuto di sodio, devono rappresentare regole generali per tutti.



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view post Posted on 21/4/2017, 11:18




Scoperto un raffinato ‘meccanismo di autodifesa’ che il cervello mette in atto dopo un ictus per arginare il danno causato dall’evento e che si traduce nel cambiamento dello schema di comunicazione tra diverse aree cerebrali, in modo da isolare e circoscrivere il più possibile l’attività neurale patologica dovuta all’ictus stesso e salvaguardare l’attività neurale fisiologica, sana.

Sulla base di questa scoperta, in futuro, studiando con un elettroencefalogramma (EEG) le modifiche delle connessioni cerebrali nei giorni immediatamente successivi all’ictus si potrebbero avere informazioni sul grado di recupero che potrà ottenere il paziente e quindi personalizzare le terapie riabilitative.

È il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista “Neurorehabilitation and Neural Repair”, condotta dal dott. Pietro Caliandro dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli diretto e coordinato dal professor Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia.

In particolare si è visto che si accentuano le connessioni locali e si riducono quelle a distanza per quanto riguarda l’attività elettrica patologica (cosiddetta attività a bassa frequenza); per quanto riguarda invece l’attività elettrica ‘fisiologica’ (a maggiore frequenza) si osserva una riduzione delle connessioni locali e un aumento di quelle a distanza. In altre parole il cervello tende ad isolare l’attività elettrica patologica e a promuovere le connessioni a distanza nelle frequenze più fisiologiche.

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view post Posted on 27/4/2017, 09:03




Un video che ci spiega cosa accade durante un ictus.

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view post Posted on 28/4/2017, 09:14




ictus cerebrale

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view post Posted on 12/5/2017, 08:56




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view post Posted on 23/5/2017, 08:09




E' apparsa sui media la notizia che un´iniezione di cellule staminali direttamente nelle lesioni cerebrali causate dall’ischemia cerebrale abbia potuto migliorare lo stato neurologico di pazienti che avevano subito un ictus cerebrale con deficit neurologico stabilizzato e non più in fase di recupero.

L’autore principale della ricerca ora pubblicata e effettuata negli Stati Uniti alle Università di Stanford e Pittsburgh nelle sue interviste parla addirittura di persone che prima erano su sedia a rotelle e ora camminerebbero. Leggendo l’articolo originale i miglioramenti non appaiono così drastici: un miglioramento medio di 7% (7 di 100 punti della European Stroke Scale) e di 5% (2 di 42 punti sulla National Institutes of Health Stroke Scale), rilevato su 16 pazienti fin dopo un anno dall’iniezione. Su una scala riabilitativa (punteggio motorio della scala di Fugl-Mayer) il miglioramento medio è di 11% (sotto il 10% i miglioramenti non sono considerati significativi e 9 pazienti risultavano comunque sotto questa soglia). Perciò è ben possibile che almeno in parte si tratti di un effetto placebo rilevato poi su pochi pazienti, che ovviamente sapevano tutti di aver ricevuto l’iniezione (tra l´altro con forte impatto psicologico in quanto richiede la trapanazione del cranio e una procedura di iniezione stereotattica spesso anche dolorosa), così come lo sapevano anche i neurologi e i riabilitatori che hanno effettuato le misure tramite le scale, che a loro volta lasciano sempre qualche spazio all’interpretazione soggettiva dei singoli test da effettuare.

Poco definita infine l’azione a livello biologico: vengono iniettate cellule di midollo osseo da donatori umani in cui è stata inserita parte di un gene (Notch1) coinvolto in molti processi cellulari come anche nella differenziazione cellulare. Le cellule così preparate di denominazione SB623 avrebbero, per l’eventuale produzione di fattori di crescita neuronali e vascolari non meglio caratterizzati, un effetto trofico sul tessuto cerebrale ancora intatto ai margini della cavità o cicatrice risultata dall’ischemia. Un effetto biologico, poi, di durata limitata in quanto le cellule non sopravvivono più di un mese dopo l’impianto. La breve sopravvivenza delle cellule contribuisce alla sicurezza del metodo per il basso rischio di una crescita tumorale o una reazione infiammatoria e la dimostrazione della sicurezza era un obiettivo principale della ricerca.

Rimangono per ora molti dubbi sulla reale efficacia clinica del metodo, che è ora esaminata in uno studio più grande e controllato su 156 pazienti (gruppo di controllo con intervento fittizio, pazienti e esaminatori non sanno chi ha ricevuto le cellule, assegnazione casuale a uno dei due gruppi). Se efficace, potrebbe dare un (probabilmente modesto) aiuto anche a chi ha subito un ictus cerebrale tempo fa e ha un deficit neurologico ormai stabile con una lesione non troppo estesa. Darebbe anche un primo risultato in campo clinico in quanto per l’ictus cerebrale non esistono oggi dati affidabili su una possibile efficacia di uno dei vari metodi staminali nell’uomo e altri studi controllati del passato sono stati negativi. Le offerte di terapia in Russia o Cina sono da considerarsi non serie e pericolose così come è stato giusto bloccare l’approccio non qualificato del metodo Stamina italiano. I primi risultati del nuovo studio statunitense sono attesi nella primavera del 2017.

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